VANGELO CONDIVISO
- Posted by wordmaster
- On 1 Maggio 2016
- 0 Comments
Vangelo condiviso
Dal Vangelo secondo Giovanni ( Gv 14, 23-29)
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Parola del Signore
Dov’è Dio? Dove abita? Dove si può incontrare? Durante l’omelia della messa del sabato sera l’ho chiesto a Lorenzo, il nostro piccolo ministrante di 8 anni e mi ha risposto di getto: “in cielo”. Tutti i fedeli, accennando ad un piccolo sorriso, confermavano questa risposta. Quando però li ho riportati sul testo di Giovanni, tutti hanno ritrattato, abbandonando il cielo si sono concentrati sul cuore e sull’anima. Evitando d’essere neomelodici e banali, l’Amore, quello vero, va ben oltre il puro sentimentalismo, scende in profondità e pone la sua residenza nell’intimo di ognuno di noi… lo sapeva benissimo Sant’Agostino che affermò: “il mistero di Dio è più intimo a me di me stesso” (confessioni III,6).
Incontrando tanti giovani non mi pongo mai l’obiettivo di parlare loro di Dio ma cerco di condurli alla meravigliosa scoperta di se stessi. Tra i ragazzi e non solo, c’è l’urgenza, l’emergenza di non saper apprezzare ed ascoltare se stessi. Anzi il più delle volte si ha il terrore di guardarsi dentro e ci troviamo di fronte ad una dilagante “epidemia” di bassa autostima, a volte nascosta da maschere di obsoleta sicurezza. Dio risiede nel cuore dell’uomo ma l’uomo ha paura di rientrare in se stesso. Purtroppo questo pregiudica qualsiasi vera esperienza di Dio, possiamo imparare tutte le preghiere a memoria, andare a messa più volte al giorno e recitare tutti i rosari, andare a vivere tra le mura di un convento o di una parrocchia ma non vedrò mai il volto di Dio se non lo ricerco nel mio cuore. Per questo diventa essenziale il dono pasquale dello Spirito Santo che ci farà “ricordare” che appunto significa “rientrare nel cuore” dove Gesù ha seminato ogni sua Parola.
Questo è il cammino che ognuno di noi è chiamato a fare, un percorso lungo tutta una vita ma che ci condurrà a prendere consapevolezza che Dio-Amore vive in noi, una strada che ci libera dalle paure e ci fa conquistare la vera pace.
Vi lascio con la storiella che ho condiviso con Lorenzo, il piccolo ministrante, durante l’omelia di sabato sera:
Una comitiva di zingari si fermò al pozzo di un cascinale. Un bambino di circa cinque anni uscì nel cortile, osservandoli ad occhi sgranati. Uno zingaro in particolare lo affascinava, un pezzo d’uomo che aveva attinto un secchio d’acqua dal pozzo e stava lì, a gambe larghe, bevendo. Un filo d’acqua gli scorreva giù per la barba di fuoco, corta e folta, e con le mani forti si reggeva il grosso secchio di legno alle labbra come se fosse stata una tazza. Finito che ebbe, si tolse la fusciacca multicolore e con quella si asciugò la faccia. Poi si chinò e scrutò in fondo al pozzo. Incuriosito, il bambino si alzò in punta di piedi per cercare di vedere oltre l’orlo del pozzo che cosa stesse guardando lo zingaro. Il gigante si accorse del bambino e sorridendo lo sollevò da terra tra le braccia. ”Sai chi ci sta laggiù?”, chiese. Il bambino scosse il capo. ”Ci sta Dio”, disse. ”Guarda!”, aggiunse lo zingaro e tenne il bambino sull’orlo del pozzo. Là, nell’acqua ferma come uno specchio, il bambino vide riflessa la propria immagine. ”Ma quello sono io!”. ”Ah!”, esclamò lo zingaro, rimettendolo con dolcezza a terra. “Ora sai dove sta Dio”.
0 Comments